È naturale provarlo, ma se ci rovina la vita, mandiamolo un po’ a…
Certo, più facile a dirsi che a farsi, perché sembra proprio che il bisogno di piacere, di essere approvato dalle persone che ci circondano, sia innato in ciascuno di noi.
Basta pensare a quanto, da bambini, ci sentivamo orgogliosi di mostrare il bel voto che avevamo preso a scuola (e quanto ci restavamo male se il papà, magari stanco dopo una lunga giornata di lavoro (ma che ne sa un bimbo di 6 anni???) guardava il quaderno con distrazione o magari ci diceva che non aveva tempo)
O quando da ragazzine facevamo il saggio di danza e cercavamo, nonostante fossimo accecate dalle luci del palco, il viso dei nostri genitori fra la folla.
O quando andiamo dal parrucchiere sperando che il nostro partner, questa sera, non dico ci trovi più carine, ma che almeno se ne accorga.
Cerchiamo di piacere, da quando nasciamo e prendiamo coscienza di noi stessi fino all’ultimo giorno.
Sembra davvero una cosa innata. E in effetti in parte lo è, mannaggia a Maslov e alla sua piramide.
Lo sapete cosa ha scoperto Abraham Maslow, psicologo statunitense, intorno agli anni 50? Ha scoperto che noi esseri umani siamo animali di tipo sociale e proviamo delle esigenze naturali che abbiamo bisogno di soddisfare, e che lo studioso ha raggruppato in una struttura a piramide con priorità che ciascuno di noi persegue. Prima ovviamente vengono i bisogni basilari di sopravvivenza, come mangiare e dormire ed essere protetti e poi… poi arriva il bisogno di approvazione.
È una cosa abbastanza comprensibile se si pensa che noi umani siamo esseri sociali, ossia preferiamo vivere in clan che da soli, e la prima regola del “branco” è quella di farne parte, di essere accettati. Certo ci siamo evoluti rispetto al branco di lupi, ma non poi così tanto… invece di mostrare la gola in segno di rispetto verso il lupo alpha, noi ci vestiamo seguendo una certa moda, compriamo certi oggetti, siamo perfino capaci di annullare la nostra personalità per adattarci a quella del gruppo.
Il lato positivo è che, da esseri superiori quali pensiamo di essere, possiamo diventare consapevoli di questa esigenza quasi biologica di “piacere”, di “essere approvati” e non permetterle di annullare o sminuire la cosa ancora più importante:
la mia unicità come individuo con i miei sogni, i miei obiettivi, i miei valori.
E allora come si fa? Si fa con il sacrosanto equilibrio!
Riconosciamo questo bisogno di essere approvati, ringraziamo Maslow che ce l’ha spiegato, e troviamo il giusto equilibrio fra rispettare le regole del clan e quelle con noi stessi.
Vi confesso che a volte mi ritrovo ad approfondire, con alcuni corsisti, proprio uno dei rischi maggiori del disequilibrio fra bisogno di piacere agli altri e necessità inviolabile di piacere a se stessi: quello di inseguire sogni e obiettivi che non sono i nostri, ma quelli di una o più persone care che ci stanno intorno.
Attenzione! Noi non lo facciamo in modo cosciente e loro non lo fanno per cattiveria o scarsa sensibilità. Ma la realtà è che a volte ci troviamo ad avere come obiettivo quello di laurearci in medicina, convintissimi che è quello che davvero vogliamo, che è il nostro obiettivo, mentre in realtà è l’obiettivo di un padre che non ha avuto la possibilità di realizzarlo e lo ha rovesciato sul figlio. Nessuno dei due sarà felice.
Un trucco per capire se siamo in equilibrio fra le due esigenze è quello di ascoltarci di più (magari con un po’ di sana abitudine alla meditazione) e, ogni volta che sentiamo che qualcosa dentro stride un po’, chiederci se quella cosa la stiamo facendo perché davvero ci fa piacere farla o se è esclusivamente per avere l’approvazione di tizio o caio, per quanto importanti siano per noi.
Impariamo a rispettare di più noi stessi, che poi anche gli altri impareranno a rispettarci (quindi accettarci) di più e in un modo più sano ed equilibrato per entrambi.