Siamo davvero dei testoni, basterebbe guardarsi intorno per scoprire che…
Ieri pomeriggio ero sul mio terrazzo, spaparanzata al sole mentre stavo ri-leggendo un interessantissimo libro sui programmi mentali che abbiamo in testa sul denaro e la ricchezza, quando mi sono fermata un attimo per stiracchiarmi la schiena e approfittare dell’interruzione per ringraziare: grazie per questo cielo così azzurro dopo un week end di temporali, nuvole nere e pioggia, grazie per gli uccellini che sentono la primavera, grazie per il mare ancora molto mosso e che sento trascinare la ghiaia della battigia con questo suono così rilassante…
E grazie anche per la pianta grassa della foto, qui li chiamano Cardon, che ha buttato fuori un sacco di gemme nuove e mi ha fatto riflettere su un fatto apparentemente banale…
Cosa succede in natura? Una pianta come il Cardon cerca di sopravvivere nel terreno tipicamente arido, rallentando i suoi ritmi, adattandoli a quanto nutrimento trova per vivere. Non si sognerebbe mai di iniziare il suo periodo di crescita quando non ci sono le condizioni di base, anche se, allungando piano piano le sue radici, cercando di ritagliarsi uno spazio protetto dal forte vento dell’oceano, ci fa capire che mette in atto tutto quanto gli è possibile per poter vivere e prepararsi alla crescita.
Poi arriva la pioggia e lui beve, si rinvigorisce, assorbe quanto più è possibile e poi? Dopo cosa fa? Forse che si dice che finalmente è arrivata un po’ di acqua, ha bevuto a sufficienza, fa un bel rutto vegetale e si mette a dormire? NO!
Quello che il Cardon fa è iniziare subito a crescere, butta fuori le sue nuove gemme, sfrutta tutti i nutrienti per permettere a quei piccoli bottoni di diventare nuovi rami che renderanno la pianta più grande e più forte, pronta ad intraprendere un nuovo ciclo, nel quale in parte si riposerà, ma, appena possibile, appena arrivano le condizioni per farlo, metterà in pratica tutto ciò che sa per riprendere la crescita.
E il Cardon è una pianta grassa…
Ora veniamo a noi, esseri umani che dovremmo essere la razza superiore, quella che ha opportunità enormi ed inimmaginabili rispetto agli altri abitanti della terra (di sicuro maggiori rispetto ad una pianta)
Noi cosa facciamo quando piove? Cosa facciamo quando per caso o per volontà abbiamo incontrato la possibilità di crescere?
Potrebbe essere un libro che abbiamo visto nella vetrina di quel negozio, ci ha incuriosito, lo abbiamo comprato e messo sul comodino. Potrebbe essere quell’Ebook che ci è arrivato in una newsletter e che abbiamo magari anche letto e pensato “wow… che belle idee… mi rispecchio appieno…” Potrebbe essere quel seminario a cui siamo andate perché la nostra amica ha insistito tanto e dal quale siamo uscite piene di voglia di fare…
Ci ho pensato guardando il mio bel Cardon… cosa facciamo noi umani?
Alcuni di noi, quando “piove” alzano lo sguardo, sanno che non sarà una passeggiata facile quella di crescere, che non basta un po’ di “pioggia” ma che quell’acqua bisogna metabolizzarla, farla diventare un nutriente ed usarla per incamminarsi verso quel viaggio meraviglioso (anche se a volte faticoso) che è la vita.
Altri si limitano a bere, ad essere soddisfatti per questa nuova opportunità di crescere, di buttare fuori le proprie nuove gemme, ma poi si lasciano riassorbire dalla vecchia routine, non si impegnano davvero a cambiare, a crescere. Fino a che, un giorno, ripensando a quella pioggia nemmeno si ricorderanno più quanto al momento era stata dissetante.
E ci sono anche quelli che bevono inneggiando all’acqua e poi si siedono, aspettando che piovano giù anche farina, uova, zucchero, burro lievito e mele, anzi, ancora meglio, la torta già pronta. E se non arriva si lamentano che sono sfigati e agli altri va sempre bene.
Mi vien da dire… invece che fare simpatiche battute alla Aldo Giovanni e Giacomo, impariamo dalle piante grasse!!! 😀