Quali sono i vantaggi di restare nella cuccia al caldo?
Tanti, penserete voi. Viene in mente l’inverno quando si può poltrire al caldo sotto il piumone e non sarò certo io a dire che non sia piacevole. Ma proviamo a pensare che succederebbe se restassimo sempre nell’ambiente protetto e sicuro del nostro nido?
Non spiccheremmo mai il volo! Ecco cosa succederebbe!
Vi voglio raccontare una storia di vita vissuta che per me ha rappresentato (anche se me ne sono accorta dopo) uno dei famosi giri di boa della mia esistenza.
Ero in viaggio di nozze, alle Maldive, un sogno, il vero paradiso in terra. Vi sto parlando di tanti, ma tanti anni fa, quando i viaggi di nozze alle Maldive erano davvero rari, e ancora più rari quelli degli sposini che decidevano di regalarsi il corso Sub. Certo il posto era ideale per prendere il brevetto, inoltre l’isola era davvero piccina, quindi una volta che avevi camminato per 15 minuti l’avevi circumnavigata tutta.
Eri in viaggio di nozze, ma mica potevi restare nel bungalow tutto il giorno 😉 quindi il corso sub era sembrato una bellissima idea.
Bellissima idea sulla carta patinata del dépliant, non nella realtà, per una come me che nuotava a malapena e non ci pensava nemmeno a tenere gli occhi aperti sott’acqua. Non vi dico poi quando, dopo un paio di ore di teoria, fatta all’ombra delle palme sorseggiando un succo di ananas fresco, ti scioccano mettendoti addosso 20 kg di attrezzatura e ti fanno incamminare su quelle passerelle così romantiche la sera al tramonto, ma incandescenti nelle prime ore del pomeriggio, per arrivare sfinita sopra il reef e iniziare la tua avventura da subacqueo novello.
Alla fine della passerella ero già in affanno, sia perché non ero in formissima, sia perché portarsi addosso attrezzatura e piombi sotto un sole tropicale non è proprio una cosa che facevo settimanalmente.
Quindi ero completamente fuori dalla mia zona di comfort.
Cosa è successo poi? Un istruttore abbronzatissimo e sicuro di sé ti sorride, ti gonfia il jacket in modo che tu resti a galla quando lui ti butta giù dalla passerella. E tu, miracolosamente, resti a galla, in mezzo a tutti i tubi degli erogatori (ecco perché si chiama octopus, perché tutti quei tentacoli che ti fluttuano intorno è proprio quello che ti richiamano alla mente)
Ma questo è tutto quello che viene prima dell’immersione. Quella inizia quando, tutti in circolo intorno al fighissimo istruttore, riceviamo l’ordine “pollice inverso” (che già per chi ha studiato la storia degli antichi romani e dei giochi del Colosseo non è proprio un bel gesto) che vuole dire, sgonfia il jacket e inizia a scendere aiutata dal peso dei piombi che ti stanno facendo già venire dei lividi pazzeschi sui fianchi.
Sapete che ho fatto io? Dopo circa 5 cm di testa sott’acqua mi sono data un colpo di pinne, sono schizzata fuori gridando “Tiratemi fuori di qui! Adesso!”
E per qualche giorno sono rimasta a leggere il mio thriller, mentre aspettavo che la barca da immersione mi riportasse indietro mio marito, che, bisogna dirlo, aveva già fatto un corso l’anno precedente, quindi era avvantaggiato.
Ma tante furono le meraviglie che mi raccontò e tanto lo scorno per essermi fatta prendere dalla paura di quel DISAGIO, ebbene sì, era proprio il famoso disagio, uscire cioè dalla propria area di agio, che il giorno dopo mi ripresentai, molto più determinata. E anche più furba, visto che avevo recuperato un carrellino per portare l’attrezzatura in fondo alla passerella e arrivare così al punto di immersione ancora col fiato nella norma.
Così superai il disagio, accorgendomi che il farlo non era poi così drammatico.
Quello che avrebbe potuto essere drammaticamente folle era perdermi tutto ciò che mi aspettava sott’acqua, dall’incontro con i piccoli pesci pagliacci, ai grandi squali, dalle mante ai repentini salti nel blu del reef, da dove sporgevano gorgonie dai colori inimmaginabili.
Ma non solo, per non aver saputo superare quel disagio mi sarei persa gli altri viaggi fatti proprio alla ricerca dell’immersione più bella, quelli in Mar Rosso, le 17 volte che son tornata alle Maldive, il Mediterraneo.
Ecco il titolo: ode al disagio, perché quando sei in grado di superare quello stupidissimo disagio, apri la porta su un meraviglioso universo di conoscenze ed esperienze.
Quindi buon disagio a tutti e, attenzione, se è un periodo che vi sentite completamente a vostro agio, godetevelo, ma riflettete sul fatto che non state crescendo, nemmeno un pochino 😉