Sono io che possiedo le cose o sono le cose che possiedono me?
Mi ricordo che quando ero una ragazzina beccavo sempre il fratello ultimogenito, quindi erano più le volte che mi toccava aiutarlo a spingere la macchina che quelle in cui mi pavoneggiavo perché arrivavo alla festa in auto e non in bicicletta o con l’autobus o, la cosa peggiore, accompagnata da un genitore.
In quel periodo, e non vi sto parlando di secoli fa, anche se, beh, son passati 40 anni… l’automobile era qualcosa che il padre comprava nuova, poi, se la madre aveva la patente, passava alla madre, da quella passava al figlio primogenito e sempre più giù nella scala gerarchica. Ecco perché io spingevo, visto che uscivo immancabilmente con i fratelli più piccoli: quando la macchina arrivava a loro, aveva come minimo 200.000 km e il tubo di scappamento che si staccava al minimo sobbalzo.
Oggi le automobili sono in grado di fare molti più km di quelle di quarant’anni fa, ma ne vedi poche con 200.000 km, nonostante la crisi. E spesso il figlio minore, appena patentato, ha la macchina nuova di pacca.
Non è che non capisco le esigenze del mercato odierno, ma non le giustifico, soprattutto quando a pagare il conto è il nostro livello di felicità.
Prova a pensarci: come possiamo permetterci una macchina nuova ogni 3-4 anni? Ma, soprattutto, ci serve proprio? La risposta alla prima domanda è semplice: ce la permettiamo perché fra incentivi, fidi, leasing e prestiti vari sembra di pagarla pochissimo, visto che al mese costa come andar fuori a cena 3 volte. E vuoi mettere la soddisfazione di guidare quel modello appena uscito? La risposta alla seconda domanda è, ne sono assolutamente certa, NO, non serviva proprio, altrimenti come avrebbero fatto le famiglie degli anni 70?
Lo so che ci sono mille motivazioni pro e mille contro, ma quello che mi è venuto in mente oggi, nel parlare con una vecchia amica che si lamenta perché in famiglia hanno tutti un secondo lavoro e ormai non si incontrano più nemmeno per cena, è che siamo arrivati molto vicini al punto in cui le cose possiedono noi.
E non va bene, sei d’accordo?
L’automobile la devo possedere io, in modo che mi possa semplificare la vita, portandomi da A a B in meno tempo e, possibilmente, in modo più piacevole. Ma se per comprare quella automobile faccio l’ennesimo debito e mi tocca fare lo straordinario ed arrivare a casa distrutto, allora mi chiedo se davvero ne vale la pena.
Lo sappiamo tutti che il tempo è la cosa più preziosa che abbiamo: le auto vanno e vengono, così come il vestito firmato o i soldi in generale, ma la mia vita, il mio tempo, è questo, e per me dovrebbe essere talmente prezioso da trascorrerlo ad essere felice, qualunque cosa questo voglia dire per me (quindi anche incluso il comprarmi l’abito firmato, se è davvero quello che voglio io)
Il dubbio è che, invece, stiamo correndo dietro a desideri indotti (dalla pubblicità, dalle lobbies, dalla cultura del consumo) è non a qualcosa che davvero desideriamo.
Come fare? Beh, la prossima volta che ti viene in mente una spesa importante, prova a farti una domanda
“Questa cosa mi rende più libera o più schiava?”