Dicono che circa il 94% delle persone che festeggiano il capodanno ci pensi. A cosa? Ma ai buoni propositi, quelli che si pensano sotto al vischio, mentre, bicchiere alla mano, salutiamo l’anno vecchio che finisce e diamo il benvenuto (a volte incrociando le dita) all’anno nuovo che inizia.
Buoni propositi come dedicare più tempo a te stesso, iscriverti in palestra, perdere quei kg di troppo. O magari anche propositi più importanti, più profondi, che riguardano cambiamenti della nostra vita che stiamo rimandando da troppo tempo, come magari dare un taglio ad una situazione affettiva senza più senso o rispetto, o decidere finalmente di cambiare lavoro.
Sembra quasi magico quel momento, l’anno vecchio ancora non è sparito, ma le delusioni che ci ha portato sembrano meno intense e quasi impalpabili ormai; l’anno nuovo ancora non è cominciato, ma ha il vagito di un bambino appena nato, puro e senza ricordi o condizionamenti. Momento magico nel quale ci sentiamo più forti e più predisposti a sognare e, soprattutto, a credere nei nostri sogni, grandi o piccoli che siano.
E allora facciamo i buoni propositi, dentro di noi, o magari dicendoceli ad alta voce. Credendoci, credendoci davvero, almeno per quell’attimo in cui li formuliamo.
Poi arriva il 1° gennaio.
Si dorme fino a tardi, magari quel leggero mal di testa da the day after 🙂 e mediamente non si ripensa più ai buoni propositi fino a dopo la befana. O magari anche più avanti, o, a volte, non ci si pensa più, e, se tornano in mente, li si scaccia via come pensieri anche un po’ fastidiosi. Perché alla fine, dai, siamo tutti realisti, con i piedi per terra e sappiamo, da anni ormai, che Babbo Natale non esiste e i sogni anche.
E se non fosse vero? E se i sogni potessero avverarsi? Io ci credo e tu?
Beh per adesso cominciamo a fare avverare i buoni propositi. Come? Seguendo 3 semplici trucchi. Io te li dico, ma poi sei tu che devi metterli in pratica altrimenti non vale.
Primo trucco: dividi il tuo buon proposito in tappe, in tanti buoni propositi intermedi.
Facciamo un esempio che poi utilizzeremo anche per gli altri 2 trucchi, scegliamo un buon proposito, e nemmeno uno di quelli facili-facili: cambiare lavoro.
Apro una parentesi su questa scelta per confessarvi che sono sempre più le persone che nel mio lavoro di consulente (lo stesso mi conferma mia sorella che è coautrice di questo sito) mi dicono che sono proprio stufe, che si sentono tanto vignetta di Snoopy che si sveglia il lunedì arrancando all’idea di una nuova settimana di lavoro e che inizia a risentire la vita solo quando arriva il week end, che non vogliono ridursi come in certi paesi dove il venerdì sera si ritrovano tutti a ubriacarsi alla più frequentata catena di locali che, alla faccia dell’ironia, si chiama appunto Thank God it’s Friday.
Persone che arrivano dopo 10, 15, 20 anni ed oltre, dello stesso lavoro (e non importa quale, può essere operaio come commercialista) e si ritrovano a chiedersi perché lo hanno scelto, perché si ritrovano, dopo tanti anni, a fare qualcosa che non li soddisfa, che non gli piace, un lavoro per il quale già la domenica sera iniziano a sbuffare.
Per questo motivo ho scelto questo esempio, perché penso e credo profondamente che, visto che passiamo l’80% del nostro tempo da svegli lavorando, dovremmo proprio fare qualcosa che ci piace.
Allora diciamo che il buon proposito è quello di cambiare lavoro. Certo non è una cosa che si fa dall’oggi al domani. È una decisione importante, un elefante molto grosso da “mangiare”. E come si mangia un elefante così grosso? Un boccone alla volta.
Ecco perché è importante dividere il tuo proposito in tappe. Come? Semplice, prendi un foglio di carta o magari apri un foglio excel e inizia a fare una lista delle cose da fare per avvicinarti al tuo proposito.
Per esempio potresti partire facendo una lista delle cose che ti piacerebbe fare, le tue passioni, e cercare di capire, prendendole una alla volta, quali possono nascondere l’opzioni di creare una entrata economica soddisfacente.
Qualche esempio? Ok.
Ho conosciuto una persona che fa un lavoro d’ufficio normalissimo e che sta trasformando la sua passione per la fotografia in una professione; una segretaria con la passione per la musica che ha aperto una scuola online; una madre con i figli ormai grandi che ha aperto un B&B.
Si, lo so, a volte non viene in mente niente. In quei momenti lascia stare, vai a farti un giro, magari leggi qualcosa che possa aiutarti a switchare questo tuo atteggiamento negativo e pessimista in uno più aperto alle innumerevoli possibilità che ti stanno intorno (se ci sono per gli altri perché non dovrebbero esserci per te?)
Poi cerca di approfondire quelle opzioni che sembrano più promettenti. Come? Ricerca! Come quando eravamo a scuola, solo che adesso abbiamo molte più fonti, come internet per esempio. Cercare di capire se e chi l’ha già fatto, quali sono le competenze necessarie, quale è il potenziale mercato.
Un altro punto da valutare saranno poi le eventuali offerte di lavoro, visitando regolarmente i siti dedicati.
Interessarsi a corsi di aggiornamento o di specializzazione utili, e poi farli.
Preparare un nuovo CV
Insomma, una volta scelta l’opzione che ti rende davvero più felice, dividi il viaggio in tante piccole tappe, da raggiungere, settimana dopo settimana, mese dopo mese. Queste tappe hanno diverse funzioni. La prima l’abbiamo vista: dividere l’obiettivo in tappe lo rende più raggiungibile (perfino chi fa le scalate le divide in tappe!)
La seconda funzione delle tappe è quella di permetterti di fare il “punto nave”. Cosa è? È quello che fanno i capitani quando, una volta deciso dove vogliono portare la loro barca, una volta stabilita la rotta, controllano regolarmente dove sono. Perché a volte capita di scarrocciare, capita un po’ di maretta, una corrente contraria, e se andare fuori rotta di un grado capita spesso e non è un problema se correggi e ristabilisci la rotta velocemente, diventa drammatico se aspetti di arrivare a destinazione per controllare se avevi preso la strada giusta. Tutti sappiamo la storia della freccia scoccata con una minima variazione e che, alla distanza, colpisce bersagli molto lontani fra loro. Evita di farlo con i tuoi obiettivi: dividerli in tappe ti permette di controllare se ti stai avvicinando o meno a quello che ti sei ripromesso, ed, eventualmente, apportare le correzioni necessarie.
La terza funzione è proprio bella: celebrare! Cosa? Ma la tappa raggiunta.
Gli esseri umani hanno sempre avuto bisogno di riti e di celebrazioni, aiutano la mente a ricordare, sono carichi di emozioni. A volte il tuo obiettivo, come nel caso del cambio di lavoro, è così impegnativo, che attendere di averlo raggiunto per darti una bella manata sulla spalla e farti i complimenti… insomma ne potrebbe passare di tempo.
Le celebrazioni aiutano a motivarci, tengono viva l’attenzione sul nostro obiettivo! Ecco dove le tappe ti aiutano ancora una volta, perché alla fine, le tappe, sono poi dei mini-obiettivi e in qualità di obiettivi vanno festeggiate! Ogni tappa raggiunta celebra! Fatti un bel regalo!
Ma dove le scrivi tutte queste belle tappe? Ecco che arriviamo al secondo trucco
Scrivile (inclusi i feedback e le eventuali correzioni di rotta) sulla tua agenda. Non hai un’agenda? Comprala e usala! Se hai l’agenda normale, quella che già usi per il lavoro, ancora meglio! Perché quella la vedi già come un’agenda dove scrivi le cose che DEVI fare: pensa che bello, adesso ci scrivi pure le cose che VUOI fare.
L’agenda ha un potere nascosto che nemmeno immagini, forse perché è legata a condizionamenti che ti portano a sentirti più impegnato se una cosa è scritta sull’agenda. O forse perché dirti che uno di questi giorni metti giù il tuo nuovo CV è una cosa, mentre scrivere sull’agenda che giovedì 22 gennaio scrivi il tuo nuovo CV è una cosa davvero diversa.
Procrastinare, soprattutto se quello che vogliamo fare va contro qualche credenza contraria (ma questa è un’altra storia…) è molto più facile se ci siamo fatti una promessa a voce, molto più difficile se l’abbiamo scritto in un giorno preciso!
E approposito di promesse, eccoci al terzo trucco: trova un vero amico e raccontagli tutto.
Ebbene sì, è stato ampiamente dimostrato che se prendi un impegno con un amico ti sarà più difficile rimandarlo rispetto a quanto faresti se lo stesso impegno lo prendessi solo con te stesso. Prova a pensarci. Se hai deciso di andare ad un colloquio di lavoro e da un lato vorresti andarci, ma dall’altro la famosa vocina “superottimista” ti dice “Ma che ci vai a fare? Tanto non hai le qualifiche richieste e non ti prenderanno mai. Vai solo a fare una brutta figura dai…” ti spinge a “dimenticarti” l’appuntamento, giuro che se non lo hai detto a nessuno tenderai a non andarci, mentre se l’hai detto ad un amico, ad un vero amico, sarai più spinto ad andare al colloquio.
Il motivo è abbastanza semplice: è più facile trovare scuse con te stesso che con altre persone. Un vero amico ti chiederà come è andato il colloquio e non potrai “farlo su” con le scuse che hai trovato per te. Un vero amico ti “sgriderà” e ti dimostrerà la sua disapprovazione e delusione. E tu lo sai. E siccome lo sai, quando ti senti tentato dalla procrastinazione, beh, lasci stare le scuse e vai a fare quello che avevi deciso di fare. Senza storie.
Quindi, riassumendo: prendi il tuo bel proposito, dividilo in tappe, scrivi ogni tappa sulla tua agenda e condividi con un caro amico tutte le tappe più importanti.
Sembra troppo facile? Beh, ovviamente c’è poi da aggiungere un condimento basilare, ossia l’AZIONE, ma questo lo sai già.
E allora prova, prendi uno dei tuoi propositi, quelli che hai appena fatto qualche giorno fa, ed applicaci i 3 trucchi…
…così non ti ritrovi al 31 dicembre 2015 a ridirti gli stessi propositi, credendoci sempre meno.