C’è una storia che mi piace molto e che mi hanno raccontato tanti anni fa. Quella della rana nel secchio di latte, la conosci?
Mi è tornata in mente intanto che preparavo uno dei video del mio nuovo corso multimediale sull’autostima e mi sembra così bella e attuale che la voglio scrivere anche qui.
È la storia di quel gruppo di ranocchie che saltellavano felici vicino allo stagno quando una di loro scopre, vicino ad un albero, un grande secchio. Tutte le rane, arrampicandosi sulla terra smossa lì vicino, riescono ad arrivare sul bordo e a guardarci dentro: c’è del latte!
Le anziane incominciano subito a dare ordini: “nessuno si avvicini, potrebbe essere pericoloso, il secchio è profondo” e, nonostante l’allettante profumino del latte, nessuna ranocchia si muove. Ops, nessuna? Non è vero, una si avvicina al bordo e, con un bel salto, finisce in fondo al secchio, e inizia a bersi quel liquido gustoso.
Immaginatevi la sorpresa delle altre ranocchie, a partire dalle anziane, e giù giù fino alle più giovani, tutte si mettono a urlare spaventate. Ma più loro urlano e più la rana nel secchio si beve il suo latte.
A quel punto, nelle compagne fuori dal secchio, subentra anche un po’ di invidia per quella coraggiosa o stupida, ancora è da vedersi, della ranocchia disubbidiente. E, anche spinte da quell’emozione, tutte insieme incominciano a gridarle di stare attenta, di smetterla di ingozzarsi di latte, che cominci a pensare a come fare per uscire.
E la rana nel secchio continua imperterrita a bere il suo latte fino a che non ha terminato. E le raganelle sul bordo del secchio, stavolta proprio arrabbiate, le urlano gesticolando “Ecco, provaci adesso a saltare fuori dal secchio, non ce la farai mai!!!”
La ranocchia che, finito il suo latte, inizia a guardare verso l’alto, vede le sue compagne e comincia a spiccare i primi salti, che, finendo sul bordo scivoloso del secchio, rendono vani i suoi tentativi di saltare fuori. E le ranocchie sul bordo che continuano a gesticolare e a gridarle di rinunciare che ormai sarebbe morta là in fondo.
Si sarebbe demotivato anche un santo!!!
Ma la nostra eroina no, gli occhi fissi verso le altre ranocchie, spicca il salto più bello dell’universo ed esce dal secchio.
Immaginatevi la sorpresa delle altre, soprattutto quando vedono la ranocchia scrollarsi via le ultime gocce di latte e abbracciarle felice, dicendo loro, con quella tipica voce un po’ stridula delle rane sorde “Grazie, grazie sorelle mie, grazie, senza il vostro tifo dal bordo del secchio non sarei mai riuscita a trovare la forza per saltarne fuori”
Mi piace un sacco questa storia, ma proprio un sacco.
Pensa se potessimo fare la stessa cosa,
essere sordi a tutte quelle critiche gratuite che ci arrivano ogni giorno,
a tutti quei “è troppo difficile, non ci riuscirai mai” e alla nostra stessa voce che mette in dubbio la nostra capacità di farcela.
Anche meglio:
e se fossimo capaci di percepire le demotivazioni come stimolo
per andare avanti e trasformare tutti quei pensieri negativi in un fantastico tifo per il nostro successo?
Pensa se… ma noi possiamo farlo, noi siamo in grado di cambiare le nostre percezioni, anche grazie alla meravigliosa caratteristica del nostro cervello, scoperta da pochi anni e che si chiama Brain Plasticity.
E se vuoi una soluzione più immediata e veloce che quella di lavorare sulle tue percezioni? Beh prova con il “Dici che non ce la faccio? Ma davvero? E allora ti faccio vedere io adesso!!!” 🙂