C’è un parco bellissimo a Gran Canaria dove ho la “fortuna” di abitare per alcuni mesi all’anno. Si chiama Parque Natural Pilancones e all’entrata c’è un enorme poster che spiega la storia del suo pino più famoso. Una pianta alta 47 metri, con un tronco di quasi 9 metri di perimetro che ha ceduto all’ennesimo incendio, morendo, nel 2008, alla venerabile età di 401 anni.
Non mi vergogno ad ammettere che mi si sono inumiditi gli occhi…
quando ho letto la sua storia, incisa negli anelli, che ci ricordava di quando, ancora molto giovane, vide arrivare i vari conquistatori e di come affrontò mille intemperie, soprattutto quelle causate dall’uomo.
Passeggiando nel bosco di questo magnifico parco mi è venuto da pensare a come forse siamo talmente accecati dalla nostra arroganza di presunti esseri superiori da non renderci conto che forse, e ripeto forse, altre specie, perfino quelle vegetali, siano in grado di essere più felici di noi.
Sembra strano parlare di felicità per una pianta?
Ma alla fine cosa è la felicità se non l’opportunità di trascorrere una vita serena in equilibrio con le energie naturali che ci circondano?
Passeggiando in quel bellissimo bosco mi è sembrato di sentire il vecchio pino sussurrare qualcosa come “Rallenta il tuo ritmo uomo, fermati ad ascoltare e a vedere e a gustare tutte quelle cose che non hai il tempo per apprezzare.”
Tengo questo messaggio molto caro nel mio cuore, ed ogni volta che posso lo riascolto e cerco di metterlo in pratica. Non è sempre facile perché il ritmo a cui siamo abituati è forse assurdamente frenetico per il mio amico pino, ma assolutamente normale per noi umani. E sappiamo quanto sia difficile uscire dalla propria comfort zone, anche se fossimo in grado di renderci conto che ci sta uccidendo.
Perché tante nostre abitudini ci stanno uccidendo, come individui e come specie.
Quando sei perennemente di corsa, come era la nostra corsista “Anna” che citiamo nel nostro ultimo Ebook intitolato “Il pensiero crea, ma allora cosa sto creando?”, non solo metti a rischio la tua salute fisica e mentale, ma non riesci nemmeno più ad ascoltare la tua voce interiore, quella che sa cosa è meglio per te.
So che qualcuno potrebbe obiettare che nel mondo moderno è un obbligo quello di correre, perché non puoi permetterti di restare indietro.
Anche questo è un bel programma mentale tossico eh? Chi te lo ha detto che sei obbligato a correre? Sei sicuro che sia una esigenza come quella di respirare, di fare battere il cuore, di alimentarti? Io non credo e, in fondo, non ci credi nemmeno tu.
Ce lo hanno imposto così bene, che questa esigenza di correre la sentiamo proprio nostra. E poi si sa, quando ripeti la stessa cose tante volte diventa una abitudine e non la metti più in discussione.
Posso permettermi un consiglio, come se arrivasse dal vecchio Pino? “Scegli un giorno alla settimana, uno solo, in cui ti ritagli 15 minuti, solo 15 minuti, per fermare tutto e ritrovarti con te stesso”
Quello che succederà sarà stranissimo.
I primi giorni ti chiederai che succede, ti sentirai talmente fuori fase che, nonostante la consapevolezza che fermandoti hai creato qualcosa che senti giusto, non vedrai l’ora di ritornare alla vita frenetica di prima.
Resisti, solo 15 minuti.
Poi succederà il “miracolo”. Se ti fermerai ogni giorno per quei 15 minuti prima o poi incomincerai a sentire il silenzio e in quel silenzio inizierai a sentire il tuo vero te, quello che ti sta urlando magari da anni, quello che sa riconoscere quello che è bene e quello che è dannoso per te, quello che ha solo bisogno che tu lo ascolti per aiutarti ad essere felice.
P.S. se siete interessati a ricevere i nostri Ebook bimestrali, completamente gratuiti e in formato testo e/o audio, basta iscriversi alla nostra Newsletter (form qui di fianco o sotto i commenti)