L’altro giorno ho visto un video su FB, un monologo sulla felicità di Antonio Albanese.
Se non lo hai mai visto ti consiglio di investire 3 minuti per ascoltarlo.
“… abbiamo sempre cose più importanti da fare che non ci fanno stare bene… come se stare bene non fosse abbastanza…”
Mi considero una persona consapevole e dedicata alla comprensione del nostro benessere profondo, eppure confesso che questa frase, apparentemente semplice, mi ha colpito come uno schiaffo in faccia.
Abbiamo cose più importanti da fare… E’ vero, dolorosamente vero.
Quante cose facciamo ogni giorno che evidentemente ci sembrano così importanti da regalar loro il nostro tempo, anche se sono cose che non ci rendono felici, anzi, spesso son cose che ci allontanano dalla vera felicità. E alla prese con queste cose così “importanti” non troviamo il tempo per stare semplicemente bene. Magari pescando, come faceva Antonio (non mi trova d’accordo solo perché sono vegana) o camminando nella natura, o dipingendo o scrivendo una poesia.
Certo c’è da lavorare, certo il mutuo non lo pago con la mia poesia (mah… se lasciassimo spazio alle passioni forse un giorno…), certo se i mezzi pubblici funzionassero, certo se non ci fosse da cucinare tutte le sere.
Certo, ma quante di queste cose ci fanno stare bene?
E, ancora più importante, quando è stata l’ultima volta che abbiamo pensato a cosa davvero ci fa star bene?
Siamo così presi da queste cose importanti da fare che nemmeno ce lo ricordiamo più cosa ci fa stare bene, “come se, stare bene, non fosse abbastanza”.
Caro Antonio, c’è un’altra frase che mi ha colpito ancora di più (ma la smetti di prendermi a schiaffi?) “Quando sento la voce che mi dice – come sei fortunato – un po’ mi vergogno. Dobbiamo essere messi male se ci vergogniamo di stare bene, perché volendo io posso stare bene…”
Possibile che ci abbiano condizionati a tal punto che solo se siamo Molto Impegnati, Stressati, Sempre Di Corsa, Mai Un Momento Di Pace, ci sentiamo normali? E invece se ci ritroviamo con un’ora libera, magari per andare a pescare, ci sembra talmente fuori dalla norma, talmente differente dalla riprova sociale, che ci sentiamo quasi in colpa, come se avessimo commesso un furto, come se quell’ora l’avessimo rubata.
Essere infelici e insoddisfatti è diventato di moda, ogni volta che ci raccontano una cosa andata male subito sbattiamo sul tavolo la nostra di sfiga, come in una assurda partita a carte, dove la briscola non è bastoni, ma quante bastonate la vita mi ha dato oggi più che a te.
Volendo io posso stare bene, e certo che si, anche se forse ne abbiamo perso così l’abitudine che nemmeno ce lo ricordiamo più. Come quell’aquila, che è stata talmente tanto tempo coi polli….
Caro Antonio, io alla mia vocina che mi dice “Come sei fortunata” da tempo do il benvenuto, senza vergogna e con tanta gioia, ma grazie a te ho intenzione non solo di ascoltarla di più, ma di spargere la voce con più persone possibile…
come siamo fortunati, siamo vivi, possiamo stare bene!
Carissima Pat…..quanti schiaffi in faccia con questo articolo!!
E poi sarà che certi articoli non capitano a caso, in certi periodi della vita in cui loro (gli articoli o video….o cmq i messaggi che arrivano) ti sbattono in faccia ciò che sapevamo già, da tempo, ma che guarda caso proprio adesso, proprio in questo momento, ci eravamo chiusi le orecchie per non ascoltarli più. E poi arrivano, appunto, come degli schiaffi in faccia, e ti ritrovi a guardare nell’unica direzione dove non stavi guardando!!
Grazie grillo, sei sempre unica!!
Cara Elena, io ho smesso di credere alle coincidenze… si vede che avevi bisogno di quelle parole e le hai trovate… con affetto!